drammaturgia Claudio Scalia
con la collaborazione di Sergio Campisi
interpreti Ismaele Buonvenga e Faile Sol Bakker (Compagnia Zappalà Danza 2)
musiche Danheim, Asaf Avidan
produzione ocram dance movement con il supporto di Scenario Pubblico Centro di Rilevante Interesse per la Danza
“Il sole si oscura e la terra sprofonda nel mare, ma poi ritorna, bella, splende sopra la terra”
(Völuspá, strofa 57)
L’universo si contorce sotto il peso del Ragnarök: una battaglia epica tra dèi e giganti che scuote le radici stesse dell’esistenza. Tre lunghi inverni avvolgono il mondo nel gelo, seguiti da seguiti da tre epici scontri che culminano in fiamme divoratrici, riducendo tutto in cenere.
Ogni certezza si sgretola, ogni speranza sembra perduta.
Eppure, dalle ceneri della distruzione, un nuovo inizio si rivela.
Dalle rovine di ciò che è stato, Líf e Lífthrasir si destano dal loro rifugio tra le radici di Yggdrasill, l’albero cosmico che ha custodito la scintilla della vita oltre la distruzione.
Non solo come sopravvissuti, ma come incarnazioni della resilienza e del rinnovamento.
Il loro viaggio attraversa paure e incertezze, portandoli a sfidare il passato e ad abbracciare il futuro. Ogni passo è una lotta per trasformare la fine in un nuovo inizio, un atto di fede nella possibilità di un mondo migliore.
Come una fenice che si rialza dalle ceneri, il mondo rifiorisce, e la vita continua.
Una nuova era si apre, pura e luminosa, in cui gli dèi sopravvissuti e i figli di coloro che sono caduti ricostruiscono l’universo. Líf e Lífthrasir diventano simboli di continuità e speranza.
Nel cuore di un universo frammentato, dimostrano che, anche quando ogni cosa sembra perduta, la vita può sempre trovare una nuova forma.
Attraverso la riscoperta della ciclicità della vita, della resilienza dello spirito umano, dell’importanza della memoria e del viaggio come metafora dell’esistenza, Lif è un tributo alla forza della vita, alla sua capacità di adattarsi e superare qualsiasi avversità, con la consapevolezza che anche dopo i momenti più oscuri c’è sempre spazio per una rinascita perché, dopo ogni fine ci può essere un inizio, che possiamo scegliere di ricostruire, passo dopo passo.